A spasso con l’affido: la parola ai figli…

L’Associazione di volontariato “Il Girasole” nasce nel 1997 a Cremona con finalità di promuovere l’istituto della Solidarieta’ familiare e dell’Affido familiare. Per fare ciò l’Associazione attua forme di sensibilizzazione sul territorio riguardanti la cultura dell’accoglienza e del sostegno dei minori in difficoltà e alle loro famiglie, oltre che forme di sostegno e di collaborazione che vedono protagoniste le famiglie. Il Girasole gestisce, in collaborazione con il Comune di Cremona, il Pronto Intervento in emergenza per minori da 0 a 10 anni.

Tra le principali finalità dell’Associazione sono presenti:

  • promuovere l’istituto della Solidarieta’ Familiare e dell’Affido Familiare in tutte le sue forme;
  • sensibilizzare l’opinione pubblica e il territorio alla cultura dell’accoglienza ed alla solidarietà familiare;
  • sostenere e promuovere la formazione permanente delle famiglie che sono impegnate nell’affido e nella solidarietà;
  • accompagnare gli associati nelle pratiche relative all’affido e nei rapporti con le istituzioni;
  • attuare le iniziative utili per l’inserimento e l’integrazione sociale dei ragazzi in affido che hanno raggiunto la maggiore età;
  • intervenire tempestivamente nelle situazioni di emergenza con la disponibilità di famiglie accoglienti;
  • collaborare a progetti per minori e famiglie in difficoltà in collaborazione con il Servizio Sociale di Cremona.

La gruppalità

L’elaborazione gruppoanalitica ha fornito importanti ed innovativi contributi scientifici legati alla pratica clinico-sociale dei gruppi. Il gruppo clinico-dinamico, infatti, è diventato sia nella cura sia nell’intervento psicosociale, uno dei principali ed effettivi strumenti di lavoro ed una delle maggiori potenzialità della psicologia clinica.
Il gruppo, secondo Lo Verso (2004), va considerato e concepito come una rete antropologica identificatoria che ha costitutivamente il carattere della molteplicità e della complessità, e che implica tutta la storia di ogni soggetto, rispetto alle significazioni affettive da ciascuno esperite ed elaborate in rapporto all’ambiente antropo-relazionale in cui si è cresciuti.
In questa direzione, il gruppo, se scientificamente pensato e fondato, diventa strumento di dialogo, relazione e cura, e di crescita del Sé nel confronto con l’Altro. Esso è, infatti, un luogo dove l’esperienza relazionale può essere sperimentata sino in fondo e con autenticità.
Il gruppo clinico-sociale a conduzione psicodinamica consente l’emersione di memorie, vissuti, emozioni e associazioni su un tema particolare. A differenza di quanto accade in altre tipologie di gruppo, il tema principale non è solo un argomento di discussione consapevole ma è un insieme di significati estensibile ricercati su un registro emotivo e cognitivo. Il tema non è rigidamente precostituito ma all’interno dello spazio di elaborazione possono avvenire oscillazioni tra differenti modalità di conoscenza e di espressione affettiva. La processualità in questa tipologia di gruppo è caratterizzata da espressioni e comunicazioni verbali e non verbali, di narrazioni e immagini diversificate e molteplici ma con un continuum di coerenza tematica. Il metodo psicodinamico esplorativo, di cui si avvale la gruppoanalisi, grazie alla diversificazione della comunicazione ed al tema di riferimento non rigidamente focalizzato consente di facilitare le associazioni e i nessi tra contenuti ed esperienze diverse condivise dai partecipanti al gruppo. Nel gruppo clinico sociale la relazione ed il confronto tra i personali modi di esserci nella relazione con gli altri nel qui e ora sono gli strumenti principali per produrre nuove conoscenze, opinioni e arricchire o modificare quelle già esistenti.

I fratelli affidatari  

La realtà del mondo affidatario attuale comporta la necessità di pensare ad interventi che si prendano cura in modo globale delle famiglie affidatarie. Nell’affido, oltre che l’importante relazione di cura che si instaura tra i genitori affidatari e il bambino/a o ragazzo/a loro affidato/a diviene centrale anche il ruolo dei figli naturali degli affidatari e le loro relazioni con i fratelli e le sorelle in affido.
Da quanto emerge da una ricerca svolta da Nordenfors[1] (2015) spesso i figli degli affidatari sono scarsamente coinvolti nei processi decisionali relativi all’accoglienza. Secondo l’autore, una maggiore partecipazione dei figli nell’intero percorso e la possibilità di esprimere di esprimere i vissuti, le esperienze e i sentimenti sarebbero importanti elementi protettivi per il benessere di questi bambini e ragazzi.

Proposta di progetto

La proposta di progetto presentata nasce dalla volontà, emersa durante la riunione svolta in data 02/02/2017, di intraprendere un percorso di elaborazione gruppale per i figli naturali delle famiglie affidatarie.
In merito al coinvolgimento nel progetto degli operatori della Cooperativa Nazareth e di Ucipem, si attende la decisione dell’associazione Il Girasole.
Si ipotizza la realizzazione di tre gruppi di elaborazione:

1. ADULTI figli naturali di famiglie affidatarie
conduttore: Prof. Giorgi

2. ADOLESCENTI figli naturali di famiglie affidatarie
conduttore: da definire

3. PREADOLESCENTI E BAMBINI figli naturali di famiglie affidatarie
conduttore: da definire

Il percorso di elaborazione, costruito attraverso il gruppo, si pone come obiettivo principale la narrazione dell’esperienza dell’affido inerente al ruolo di fratello o sorella affidatario/a.
Si auspica la realizzazione di un prodotto finale che metta in luce gli aspetti salienti dell’affido emersi durante il percorso.
Ciascun gruppo sarà predisposto per circa 9 partecipanti e si ripeterà per 3 incontri dalla durata di 2 ore.

 

[1] Nordenfors M., (2015), Children’s participation in foster care placement, European Journal of Social Work, first published online 16, September, 2015    DOI: 10.1080/13691457.2015.1084493