Coronavirus, il dramma di Cremona dietro a 16 volti

Coronavirus, il dramma di Cremona dietro a 16 volti. «Noi, che abbiamo visto in faccia il mostro»

Da Alessandra, che ha partorito durante i giorni più drammatici a Miguel, il fotoreporter che ha ritratto la camera di fronte alla morte. Storie di uomini e donne che hanno gravitato attorno all’ospedale di una delle città più colpite dal virus. E che sono sopravvissuti

Volti stanchi, volti segnati, sguardi di donne e uomini sul campo. Sguardi dalla prima linea di Cremona e dalla sua provincia, quella più colpita per numero di abitanti, a quasi cento giorni dalla prima sirena d’ambulanza che ha rotto il silenzio in città, il primo paziente intubato in terapia intensiva. La prima vittima all’Ospedale Maggiore che sarà il terzo caduto d’Italia. Quelle parole: «Il pronto soccorso pieno: è l’inizio della fine», gridate da un medico in guardia notturna il 23 febbraio. Le immagini scolpite nelle menti: l’operatore sanitario che corre per le corsie trasportando il quinto paziente da intubare. L’infermiera che fa i tamponi alla gente e intanto ascolta le loro storie, il primo giornalista che varca la soglia della rianimazione, l’operatore che prende la sala gessi e ne fa una terapia intensiva a cielo aperto. Il fotografo che si copre gli occhi di fronte alle bare accatastate in Chiesa. Il dottore, la segretaria, il barelliere che assiste all’ultimo saluto di un padre al figlio mentre si chiudono i portelloni dell’ambulanza. Una madre che arriva in ospedale e dà alla luce sua figlia fra i pazienti Covid. Gli occhi del reparto che all’improvviso si illuminano. La gioia e il dolore. Quel che resta sui volti di chi ce l’ha fatta. Cento giorni dopo.

Da un articolo del Corriere della Sera 

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www.corriere.it/cronache/20_maggio_27/coronavirus-dramma-cremona-dietro-16-volti-noi-che-abbiamo-visto-faccia-mostro